Dalla specie tipo Dactylorhiza incarnata.
⬅︎ In copertina una Dactylorhiza incarnata s.l. in una torbiera alpina, con le foglie tipicamente non maculate e caratteri fiorali non propriamente tipici, probabilmente influenzati da diverse altre specie di Dactylorhiza presenti in questo ambiente umido. Foto di Giampaolo Picone, Provincia di Trento 11-07-2021
In Italia D. incarnata presenta alcune varianti con particolari morfologici ben definiti, una delle quali, già considerata sottospecie, è qui trattata come specie (D. cruenta) per la solita mancanza di isolamento rispetto al tipo.
Caratteri comuni e tipici: rizotuberi profondamente divisi; igrofile esclusive, diploidi (numero cromosomico 2n = 40); caule fistoloso con ampia cavità centrale; brattee molto lunghe, emergenti dall’infiorescenza; infiorescenza densa, (sub)cilindrica; fiori non molto grandi, da rosa a rosso-violacei (eccezionalmente bianco-crema o giallastri); sepali laterali eretti, petali poco più brevi; labello subintero o poco trilobato, lungo come largo, plicato longitudinalmente; sperone robusto, conico, arcuato in basso, più breve dell’ovario.
Le entità della sez. Incarnatae sono tutte presenti in Europa (in genere eurasiatiche). In Italia vivono soltanto la specie tipo Dactylorhiza incarnata con alcune sue varianti, e Dactylorhiza cruenta, spesso abbassata a un rango inferiore di D. incarnata (☞ scheda Dactylorhiza cruenta). Di altri 2 taxa affini, generalmente considerati come specie autonome, il primo era presente in passato in Italia ma oggi scomparso: Dactylorhiza ochroleuca (Boll) Holub 1974, a fiori giallo-pallidi, labello non punteggiato e foglie più corte, segnalata in Val d'Adige nel secolo scorso (Perazza & Lorenz 2013: 149). L'altra specie invece è anatolica e non riguarda l'Italia: Dactylorhiza osmanica (Klinge) Soó 1960.
Bibliografia citata:
> PERAZZA G. & LORENZ R., 2013: Le orchidee dell'Italia nordorientale, Osiride, Rovereto (TN).
La sez. Incarnatae rappresenta la divergenza genetica più antica del clade Dactylorhiza, subito dopo D. viridis e D. iberica (questa non presente in Italia).
Il nome della sezione è quello creato da Pierre Quentin, che ha ricombinato nome del genere (Dactylorchis > Dactylorhiza) e rango (da subsezionale a sezionale) del basionimo Dactylorchis subsect. Incarnatae Verm. 1947, Stud. Dactylorchis: 65.
La successiva ricombinazione di Eccarius con l'identico epiteto e rango sezionale già assegnato da Quentin, Dactylorhiza sect. Incarnatae (Verm.) Eccarius 2016, va quindi considerato isonimo posteriore.